Conosciamo meglio il sacramento dell’ UNZIONE degli INFERMI

Cari Amici, questa scheda vuole offrire un piccolo aiuto per chiarire le idee sul sacramento degli infermi, che purtroppo viene da molti trascurato, perché considerato il gesto finale che prelude solo alla morte. Invece è l’aiuto sacramentale per vivere cristianamente il momento difficile della malattia, dono di grazia per affrontare il dolore, la vecchiaia e la morte.

La Chiesa cattolica crede che esiste, tra i sette sacramenti, un sacramento destinato in modo speciale a confortare coloro che sono provati dalla malattia: «Questa Unzione sacra dei malati è stata istituita come vero e proprio sacramento del Nuovo Testamento dal Signore nostro Gesù Cristo. Ac­cennato da Marco, è stato raccomandato ai fedeli e promulgato da Giacomo, apostolo e fratello del Signore» (Concilio di Trento).

L’insegnamento della Scrittura

Il sacramento dell’Unzione degli infermi ci permette di toccare con mano la compassione di Dio per l’uomo. La parabola del “buon samaritano”, raccontata dall’evangelista Luca (10,30-35), è un’icona biblica che esprime in tutta la sua profondità il mistero che traspare ogni volta che celebriamo tale sacramento: il Signore Gesù, nella persona del sacerdote, si fa vicino a chi soffre ed è gravemente malato o anziano, versando sulle sue ferite olio e vino.

La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guari­gioni di infermi sono un chiaro segno del fatto che Dio ha visitato il suo popolo e che il regno di Dio è vicino. Seguendo Gesù, i suoi discepoli assumono un nuovo modo di vedere la malat­tia e i malati; inoltre il Maestro li rende partecipi del suo ministero di compassione e di guarigione: «E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demo­ni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano» (Marco 6,12-13).

Il Signore risorto rinnova questo invio: «Nel mio nome im­porranno le mani ai malati e questi guariranno» (Marco 16,17-18). Lungo tutta la storia il Cristo continua l’opera della redenzione per mezzo dei segni che la Chiesa compie invocando il suo nome. Questi segni manifestano in modo speciale che Gesù è veramente ciò che il suo nome significa: «Dio che salva».

Nella Lettera di san Giacomo troviamo uno specifico riferimento al rito compiuto dagli apostoli in favore degli infermi: la Tradizione cattolica ha riconosciuto in questo gesto uno dei sette sacramenti della Chiesa.

«Chi è malato, chiami a sé i presbiteri della Chiesa e preghino su di lui, dopo averlo unto con olio, nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo rialzerà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (Giacomo 5,14-15).

Si tratta quindi di una prassi che era in atto già al tempo degli Apostoli. Gesù infatti ha insegnato ai suoi discepoli ad avere la sua stessa predilezione per i malati e per i sofferenti e ha trasmesso loro la capacità e il compito di continuare ad elargire nel suo nome sollievo e pace, attraverso la grazia speciale di tale sacramento.

Questo però non ci deve fare scadere nella ricerca ossessiva del miracolo o nella presunzione di poter ottenere sempre e comunque la guarigione. Ma è la sicurezza della vicinanza di Gesù al malato e anche all’anziano: con la celebrazione di questo sacramento tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio mediante il quale è Gesù stesso che ci avvicina.

L’estrema unzione

Una volta questo sacramento di chiamava “estrema unzione” e veniva conferita quasi esclusivamente a coloro che erano in punto di morte. In realtà il nome significa che è l’ultima delle unzioni sacramentali (dopo quelle del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine sacro), non che si deve ricevere all’estremo della vita!

Questa abitudine del passato ha portato a trascurare molto questo sacramento, cosicché sono pochi i fedeli che oggi lo chiedono e lo celebrano con fede. In una sua catechesi papa Francesco ha parlato di questa brutta abitudine, evidenziando i pensieri scorretti che spesso guidano le scelte dei parenti.

«Ma quando c’è un malato a volte si pensa: “Chiamiamo il sacerdote perché venga”; “No, poi porta sfortuna, non chiamiamolo”; oppure: “Poi si spaventa l’ammalato”. Perché si pensa questo? Perché c’è un po’ l’idea che dopo il sacerdote arrivano le pompe funebri. E questo non è vero. Il sacerdote viene per aiutare il malato o l’anziano; per questo è tanto importante la visita dei sacerdoti ai malati. Bisogna chiamare il sacerdote presso il malato e dire: “Venga, gli dia l’unzione, lo benedica”.

È Gesù stesso che arriva per sollevare il malato, per dargli forza, per dargli speranza, per aiutarlo; anche per perdonargli i peccati. E questo è bellissimo! E non bisogna pensare che questo sia un tabù, perché è sempre bello sapere che nel momento del dolore e della malattia noi non siamo soli: il sacerdote e coloro che sono presenti durante l’Unzione degli infermi rappresentano infatti tutta la comunità cristiana che, come un unico corpo si stringe attorno a chi soffre e ai familiari, alimentando in essi la fede e la speranza, e sostenendoli con la preghiera e il calore fraterno.

Ma il conforto più grande deriva dal fatto che a rendersi presente nel sacramento è lo stesso Signore Gesù, che ci prende per mano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ci ricorda che ormai gli apparteniamo e che nulla – neppure il male e la morte – potrà mai separarci da Lui. Abbiamo questa abitudine di chiamare il sacerdote, perché ai nostri malati – non dico ammalati di influenza, di tre-quattro giorni, ma quando è una malattia seria – e anche ai nostri anziani, venga e dia loro questo sacramento, questo conforto, questa forza di Gesù per andare avanti? Facciamolo!».

Per chi è questo sacramento?

Deve essere chiaro anzitutto che l’Unzione degli infermi non è il sacramento soltanto di coloro che sono in fin di vita. Il sacramento è per i vivi ed è bene celebrarlo quando la persona malata è cosciente e consapevole: così riceve con piena dignità personale l’aiuto della misericordia di Dio nell’ora della sofferenza.

Il tempo opportuno per riceverla si ha certamente già quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomin­cia ad essere in pericolo di morte. È opportuno ad esempio ricevere l’Unzione degli infermi prima di un intervento chirurgico rischioso, anche se il paziente è giovane.

Se un malato che ha ricevuto l’Unzione riacquista la salute, può, in caso di un’altra grave malattia, ricevere nuovamente questo sacra­mento. Nel corso della stessa malattia il sacramento può essere ripetuto, se si verifica un peggioramento.

L’Un­zione degli infermi vale anche per le persone anziane la cui debolezza si accentua: proprio nella stagione della vecchiaia i fedeli, finché sono ancora lucidi e consapevoli, è bene che chiedano questo sacramento, per avere la forza di vivere con frutto la fatica degli anni.

Il Signore ti salvi e ti sollevi!

Come tutti i sacramenti, l’Unzione degli infermi è una celebrazione liturgica e comunitaria, sia che abbia luogo in famiglia, all’ospe­dale o in chiesa, per un solo malato o per un gruppo di infermi.

Parola e sacramento costituiscono un tutto inseparabile. La litur­gia della Parola, preceduta da un atto penitenziale, apre la celebrazione. Le parole di Cristo, la testimonianza degli Apostoli ravvivano la fede del malato e della comunità per chiedere al Signore la forza del suo Spirito.

La celebrazione del sacramento comprende principalmente due elementi: il sacerdote impone le mani al malato pregando nella fede della Chiesa, quindi compie l’unzione con l’olio, benedetto dal vescovo nella Messa Crismale.

Con questa preghiera il vescovo benedice l’olio santo:

O Dio, Padre di consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su quest’olio, frutto dell’olivo, nutrimento e sollievo del nostro corpo; effondi la tua santa  benedizione perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore. Questo dono della tua creazione diventi olio santo da te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

Mentre unge l’infermo con l’olio santo sulla fronte e sulle mani, il sacerdote dice:

Per questa santa Unzione e la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo. Amen. E, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi. Amen.

La preghiera della Chiesa per un infermo non è per la morte, ma per la vita; chiede infatti al Signore che conforti questo nostro fratello, guarisca le sue infermità, perdoni i suoi peccati, allontani da lui le sofferenze dell’anima e del corpo, cosicché possa ritornare al consueto lavoro in piena serenità e salute.

Per una persona anziana, chiediamo al Signore che guardi con bontà questo nostro fratello o questa nostra sorella e sia di sostegno alla debolezza della sua tarda età: lo conforti nel corpo e nell’anima perché sia sempre saldo nella fede, sereno nella speranza e lieto di dare a tutti testimonianza dell’amore di Dio.

Gli ultimi sacramenti

L’ultimo sacramento del pellegrinaggio terreno dovrebbe sempre essere l’Eucaristia, intesa come «viatico», cioè accompagnamento e sostegno per il passaggio alla vita eterna.

Ricevuta in que­sto momento di passaggio al Padre, la comunione al Corpo di Cristo ha un significato e un’importanza particolari: è seme di vita eterna e potenza di risurrezione, sacramento del passaggio dalla morte alla vita, da questo mondo al Padre.

Come i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eu­caristia costituiscono una unità chiamata «i sacramenti dell’iniziazione cristiana», così si può dire che la Penitenza, la santa Unzione e l’Euca­ristia, in quanto viatico, costituiscono, al termine della vita cristiana, «i sacramenti che preparano alla Patria» o che concludono il pellegrinaggio terreno.

La grazia di questo sacramento

Il dono particolare dello Spirito Santo legato al sacramento dell’Unzione degli infermi è anzitutto una grazia di conforto, di pace e di coraggio per superare le difficoltà proprie dello stato di malattia grave o della fragilità della vecchiaia.

Questa grazia è un dono dello Spirito Santo che rinnova la fiducia e la fede in Dio e fortifica contro le tentazioni del maligno, cioè contro la tentazione di scoraggiamento e di angoscia di fronte alla morte. Questa assistenza del Signore vuole portare il malato alla guarigione dell’anima, ma anche a quella del corpo, se tale è la volontà di Dio. Inoltre, «se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» – come dice la Lettera di Giacomo.

Per la grazia di questo sacramen­to il malato riceve la forza e il dono di unirsi più intimamente alla pas­sione di Cristo: egli viene in certo qual modo consacrato per portare frutto mediante la configurazione alla passione redentrice del Salvatore. La sofferenza, conseguenza del peccato originale, riceve un senso nuo­vo: diviene partecipazione all’opera salvifica di Gesù.

I malati che ricevono questo sacramento, unendosi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, con­tribuiscono al bene del popolo di Dio. Celebrando questo sacra­mento, la Chiesa, nella comunione dei santi, intercede per il bene del malato. E l’infermo, a sua volta, per la grazia di questo sacramento, contribuisce alla santificazione della Chiesa e al bene di tutti gli uomini per i quali la Chiesa soffre e si offre, per mezzo di Cristo, a Dio Padre. È dunque una grazia ecclesiale.

Se il sacramento dell’Un­zione degli infermi è conferito a tutti coloro che soffrono di malattie e di infermità gravi, a maggior ragione è dato a coloro che stanno per uscire da questa vita. L’Unzione degli infermi porta a compimento la nostra conformazione alla morte e alla risurrezione di Cristo, iniziata dal Battesimo. Essa completa le sante unzioni che segna­no tutta la vita cristiana; quella del Battesimo aveva suggellato in noi la vita nuova; quella della Confermazione ci aveva fortificati per il combattimento di questa vita. Quest’ultima unzione munisce la fine della nostra esistenza terrena come di un solido baluardo in vista delle ultime lotte prima dell’ingresso nella Casa del Padre.

Il Signore Gesù Cristo sia accanto a te per proteggerti. Amen.

Sia dinanzi a te per guidarti, sia dietro a te per difenderti. Amen.

Rivolga a te il suo sguardo, ti assista e ti benedica. Amen.